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Dell’ansia se ne parla sempre di più, e questo è certamente un bene. A volte però capita di sentire o leggere alcune affermazioni che non sono esattamente corrette o che possono addirittura rivelarsi palesemente false se non addirittura pericolose. In questo post andremo ad analizzarne alcune, con la speranza di svelare qualche pregiudizio relativo all’ansia e a chi ne soffre.

ansia

Nonostante negli ultimi anni sia aumentata la sensibilità rispetto ad alcune problematiche psicologiche come l’ansia, nel nostro abituale modo di pensare a questa condizione restano ancora dei pregiudizi sull’argomento, in particolare rispetto a cosa significhi essere ansiosi, sul come gestire questa emozione e sul come relazionarsi verso chi ne soffre.

In questo post ne ho elencati 5, ma se avete voglia di contribuire alla discussione con altre “opinioni” sull’ansia sarò lieto di parlarne assieme voi! Per il momento non resta che augurarvi una buona lettura!

1) Le persone con ansia sono deboli

Molte persone pensano che soffrire d’ansia significa essere deboli o paurosi. Certo, l’origine di alcune manifestazioni ansiose potrebbe risiedere in un qualche tipo di paura, ma questo non è un buon motivo per etichettare una persona nella sua globalità come “paurosa”. Questo pregiudizio è vivo specialmente nelle persone che soffrono di ansia, che tendono a giudicarsi negativamente per il solo fatto di avere un problema legato all’ansia.

Ma avere una (o più) paure non ci rende paurosi. Non riuscire a reagire con vigore in una (o più) situazioni non ci rende deboli. Allo stesso modo, una persona non può essere “cattiva” perché si è comportata male in una certa situazione, così come non può essere interamente buona. In generale, quindi, bisognerebbe andarci piano con gli aggettivi (inadeguato, stupido, diverso, strano…) quando li si associa ad una persona: si corre il rischio di etichettare se stessi (e gli altri), piuttosto che un comportamento specifico.

Di questo passo, oltre che l’ansia, potresti trovarti ad affrontare un’altra brutta bestia.

2) “Sono ansioso, non posso farci niente”

Stesso discorso di sopra. Tu non sei ansioso. Come puoi essere un’emozione? Basta pensare a questo: c’è mai stata una situazione in cui non ti sei sentito in ansia? Penso proprio di sì, e già questo ci dice che non puoi essere ansioso.

Quello che è sicuro è che sei un essere umano, con i tuoi presunti pregi e difetti. La verità è che in alcune situazioni provi ansia, in altre no. Non ti è utile (oltre che non è corretto) identificarti con l’ansia, soprattutto se pensi di volerla affrontare: come potresti sconfiggere qualcosa che pensi sia parte di te?

Mi spiace infrangere queste illusioni, ma la verità è che dall’ansia si può uscire. La psicoterapia cognitivo comportamentale è il trattamento di elezione per l’ansia, e decenni di studi e ricerche confermano che l’ansia si può sconfiggere, e ritrovarsi, così a non essere più ansiosi.

3) L’ansia non è una condizione molto comune

C’è chi pensa che i disturbi ansiosi siano poco comuni, che solo pochi “poveretti” soffrano d’ansia. Beh, non è così. In un importante studio a livello europeo, si è scoperto come poco più dell’11% degli italiani soffre o ha sofferto nella propria vita di un disturbo di tipo ansioso. E stiamo parlando solo di chi viene “diagnosticato” con un disturbo d’ansia, ovvero solo chi rispetta alcuni criteri per poter definire la sua problematica come un “disturbo”.

L’ansia è un’emozione, e già di per sè questo basterebbe a definirla come una condizione comunissima, direi assolutamente naturale! Ciò che forse può alimentare il pregiudizio circa una scarsa diffusione delle problematiche ansiose sono tutte quelle manifestazioni più o meno eclatanti che associamo all’ansia e che ci sembrano molto lontane dalla nostra esperienza quotidiana. Basta guardare la prima serata di Real Time: strane ossessioni, disposofobia (cioè l’accumulo compulsivo) e chi più ne ha, più ne metta.

Ma in realtà, se ci pensi bene, anche tu che stai leggendo provi ansia in certi momenti della tua vita: che sia l’imbarazzo di chiedere al cameriere di cambiarti la forchetta sporca, la tua ostinazione nel controllare e riscrivere di continuo un testo perché non ti sembra mai sufficientemente buono o altre piccole grandi situazioni di ogni giorno, anche tu provi ansia (o forse la “blocchi” in anticipo semplicemente evitando le situazioni per fonte di ansia). La differenza è che per te potrebbe non essere un problema, per altri si.

4) Bere aiuta a calmare l’ansia

Tipico dell’amico che vuole aiutarti ma che lo sta facendo male. «Perché anch’io prima non riuscivo a parlare con le ragazze, ma poi ho scoperto che se mi faccio qualche cicchetto passa la paura!»

L’alcol può certamente renderci più “disinibiti” e “spigliati”, il che potrebbe sembrare utile soprattutto per chi soffre di ansia sociale, ma a quale prezzo? Il rischio è di aggiungere un problema (dipendenza) a un altro (ansia), e sicuramente a lungo termine non è una scelta saggia. Senza considerare che un punto fondamentale per una corretta strategia di risoluzione dell’ansia è quello di affrontare la situazione che temiamo (possibilmente in maniera graduale), non di alterarsi la coscienza per poter fare qualcosa che ci mette a disagio. Altrimenti che facciamo, dobbiamo andare in giro con la fiaschetta? E poi sei davvero sicuro di riuscire a parlare con gli altri, oppure ti stai limitando a biascicare?

5) Non si può fare nulla per calmare una persona in ansia

Vedere una persona in preda al panico, specialmente qualcuno che ci è caro, può farci sentire impotenti o insicuri su cosa sia bene dire o fare. Alcuni, animati dalle migliori intenzioni o spinti dalla loro stessa ansia rispetto alla situazione, provano a calmare chi è in ansia con frasi come «non preoccuparti, andrà tutto bene» oppure «dai, calmati!», che è sicuramente la peggiore di tutte! Come se uno dei problema nell’ansia non fosse proprio la difficoltà di calmarsi!

In realtà non c’è una cosa giusta da dire che possa adattarsi ad ogni persona o situazione, ma sicuramente un atteggiamento comprensivo può essere d’aiuto. Provare a pensare a quanto possa essere difficile quella situazione per quella persona può essere una buona strategia per entrare in contatto con l’ansia di quel momento, magari ricordandoci di come ci siamo sentiti noi in una situazione di ansia vissuta in passato (perché tutti ne abbiamo avute). Già questo può aiutarci ad approcciare quella persona con maggiore gentilezza e comprensione, ed è già tanto.

Alla fine, comunque, vale un’indicazione che può essere estesa anche ad altre situazioni di vita, più o meno dolorose: chiedi alla persona cosa puoi fare per esserle d’aiuto in quel momento. Non partire da quello che tu pensi possa esserle d’aiuto, ma invece ascoltala.

 

E tu cosa ne pensi dell’ansia? Che idea hai di questo fenomeno? Se ti va, condividi i tuoi pensieri e le tue domande con un commento, parliamone insieme!

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