Ogni genitore vuole il meglio per il proprio figlio ed esercita le proprie funzioni educative con le migliori intenzioni. A volte, però, alcuni modi di educare il proprio bambino possono portare ad alcuni effetti indesiderati…
Quando un bambino è ancora piccolo, non ha una chiara idea di chi è, di cosa ci si aspetta da lui e di come ci si comporta in determinate situazioni. Tutti queste cose le imparerà strada facendo e man mano che si relazionerà con l’ambiente esterno, cioè con gli adulti che saranno per lui un riferimento: i nonni, gli insegnanti, gli allenatori, ma soprattutto i genitori.
È quindi in particolare nella relazione con mamma e papà che i piccoli impareranno a relazionarsi con il mondo e svilupperanno una certa immagine di loro stessi. I genitori rappresentano cioè allo stesso tempo l’esempio da seguire e lo “specchio” attraverso il quale il bambino impara a vedere se stesso.
È facile dunque immaginare come le modalità con cui la madre e il padre si prendono cura del proprio figlio possano avere un effetto profondo sullo sviluppo emotivo e comportamentale del proprio bambino, ma non sempre si è consapevoli degli effetti di alcune di queste modalità.
Gli stili educativi genitoriali
Partendo dal presupposto che ogni genitore vuole il meglio per il proprio figlio ed esercita le proprie funzioni educative con le migliori intenzioni, bisogna tuttavia riconoscere che a volte alcune delle modalità messe in atto rischiano in realtà di produrre delle conseguenze negative per il bambino. Sia chiaro, tutto questo avviene in maniera largamente inconsapevole, spesso a causa di idee e convinzioni disfunzionali legate a come si dovrebbe “crescere” un figlio.
Gli stili educativi genitoriali, cioè le modalità con le quali i genitori educano i propri figli, possono essere schematizzati a partire da due caratteristiche genitoriali: la capacità di mostrare affetto e il grado di fermezza dimostrato nella pratica educativa. Dall’incrocio di queste caratteristiche, possiamo individuare quattro stili educativi, caratterizzati da:
- molto affetto ma scarsa fermezza (“il bonaccione”)
- poco affetto ed eccessiva fermezza (“l’autoritario”)
- poco affetto e scarsa fermezza (“il disinteressato”)
- affetto e fermezza adeguati (“l’equilibrato”)
Si tratta ovviamente di modelli “puri”, nel senso che nella realtà è difficile riscontrare stili così precisi ed estremi, ma rendono bene l’idea di alcune tendenze educative osservabili tra i genitori, specialmente di quei bambini che già presentano difficoltà psicologiche di vario tipo.
Specificato il valore didascalico di queste quattro “categorie” di genitori, passiamo adesso ad esaminarle nel dettaglio, con un’attenzione particolare ai possibili effetti sui figli.
Il bonaccione (affetto senza fermezza)
Questo stile genitoriale è caratterizzato da importanti manifestazioni di affetto ma scarsità di limiti in ambito educativo. Il genitore “bonaccione” spesso manifesta convinzioni legate all’idea che il bambino non debba provare frustrazioni o che non debba in alcun modo soffrire (quindi niente punizioni), oppure credenze legate al ruolo genitoriale come figura sempre buona e disponibile. Non di rado, è possibile intravedere un eccessivo senso di responsabilità legato al benessere del figlio.
Questa modalità educativa potrebbe portare nel bambino allo sviluppo di scarse capacità di tolleranza alla frustrazione, proprio perché non gli viene permesso di misurarsi con le difficoltà e le responsabilità, che vengono sistematicamente fatte evitare o risolte dal genitore. E poiché a lungo termine diventa praticamente impossibile poter eludere qualunque frustrazione, si corre il rischio di non permettere al bambino di dotarsi di alcune capacità legate alla gestione delle difficoltà e della sofferenza in generale.
L’autoritario (fermezza senza affetto)
Un po’ genitore, un po’ colonnello: il bambino è sottoposto a rigide regole di comportamento («devi fare quello che dico io!»), senza possibilità di poterle mettere in discussione, così come è indiscutibile l’autorità del genitore (che ovviamente ha sempre ragione). L’attenzione è tutta su ciò che il bambino fa di sbagliato, spesso senza distinguere tra il comportamento e la persona, e quando ne fa qualcuna “giusta” non c’è nessun premio nè manifestazione di approvazione («non vorrai mica viziarlo!»).
Nel bambino, l’effetto più probabile di un eccesso di severità unito a scarse manifestazioni di affetto è lo sviluppo di un’immagine di sé come persona debole e priva di valore, con vissuti di forte insicurezza e ansia. Il comportamento che ne conseguirà sarà tipicamente remissivo, sottomesso e improntato all’evitamento dell’espressione della propria “personalità”.
Il disinteressato (niente affetto né fermezza)
È uno stile che spesso si manifesta con una scarsa presenza nella vita del figlio e inefficacia nell’indirizzarne i comportamenti negativi, facendo riferimento più alle critiche che alla messa in atto di pratiche educative adeguate. Molte volte si tratta di genitori totalmente assorbiti da impegni lavorativi e che non riescono a prestare le necessarie attenzioni al proprio figlio, magari cercando di compensare le poche manifestazioni d’affetto con montagne di regali. Alla base di questo stile educativo spesso si riscontrano convinzioni legate alla necessità che il proprio figlio impari a “cavarsela da solo” (a volte perché si pensa di non avere il tempo necessario da dedicargli), e che un eccesso di affetto non abbia altra conseguenza che il “rammollirlo”.
Ciò che potrebbe sviluppare il bambino è un forte senso di frustazione, perfino di rabbia, per le difficoltà nel farsi “vedere” dai genitori o perché non si riesce a compiacerli. Più cresce, inoltre, più potrebbero manifestarsi comportamenti “provocatori” per mettere alla prova l’effettiva presenza dei genitori, alzando sempre di più “l’asticella” fino ad arrivare a mettersi nei guai.
L’equilibrato (affetto e fermezza adeguati)
È il genitore ideale, praticamente perfetto. Ma sebbene la perfezione non esista, questo stile può comunque rappresentare il migliore atteggiamento possibile a cui tendere. Questa modalità genitoriale è infatti caratterizzata da:
- manifestazioni coerenti e puntuali di affetto, con il giusto riconoscimento delle abilità del proprio figlio;
- tranquillità nel lasciare il bambino libero di “provare” la frustrazione, senza temere per lui conseguenze catastrofiche ma fornendo invece ascolto, indicazioni e consigli in caso di “sconfitta”;
- presenza di limiti e regole chiare, con conseguenze ben definite rispetto alle violazioni, quindi punizioni giuste e strettamente connesse alla regola infranta;
- critiche e rimproveri orientati verso ciò che è stato fatto (il comportamento) più che a come è fatto il bambino (la persona);
- obiettività nel parlare insieme su cosa va bene e cosa non va bene dei comportamenti del bambino (ma anche di mamma e papà!) e sulle conseguenze di questi.
Con genitori così, è molto facile che il bambino sia sereno, ragionevolmente sicuro di sé, socievole e aperto alle esperienze. Probabilmente è questo lo stile educativo migliore per favorire nel proprio figlio il migliore sviluppo emotivo possibile.
Alcuni spunti di riflessione
Quanti, tra le mamme e i papà giunti alla fine di questo articolo, si sono rivisti nella descrizione dell’ultimo stile, quello “equilibrato”? Siate onesti! :)
A dirla tutta, non penso vi siate ritrovati completamente neanche nei primi tre stili, quelli, per così dire, “negativi”. Forse avrete notato qualcosa di voi nel primo, o nel secondo, forse un’altra nel terzo, sicuramente diverse nell’ultimo… In realtà non importa granchè, ma se c’è qualcosa che pensiate vogliate cambiare nel vostro modo di essere mamma e papà, ricordatevi che è sempre possibile migliorarsi, soprattutto se si desidera il bene del proprio bambino.
So che cambiare alcuni atteggiamenti educativi, e soprattutto le idee che ne sono alla base, non è così semplice, volevo però lasciarvi alcune riflessioni che spero possano esservi d’ispirazione per apportare piccoli ma significativi cambiamenti al vostro “stile genitoriale”:
- Se c’è una persona che, più di tutte, può incidere sui comportamenti del bambino, è sicuramente il genitore. Quindi attenzione a cosa dite e a come lo dite.
- Non pretendere che tuo figlio si comporti sempre in maniera corretta o secondo ciò che per te è giusto: ha ancora molto da imparare su come ci si comporta in alcune situazioni. Persino gli adulti sbagliano.
- Arrabbiarsi non aiuta a disciplinare un figlio: porta solo rancore e sofferenza.
- Premiateli quando si comportano in maniera positiva: non con regali costosi, ma con tutto l’affetto che potete loro trasmettere, che ha valore inestimabile.
- Se ritenete di dover a tutti i costi proteggere vostro figlio di fronte alle normali sfide della sua età, non gli state facendo un favore. Lasciarlo libero di sbagliare e di provare frustrazione non significa essere un pessimo genitore.
- Non fatevi prendere dai sensi di colpa se pensate di aver sbagliato in qualcosa: non esistono genitori perfetti, solo genitori che fanno del loro meglio.
- Essere un genitore presente talvolta è molto difficile e richiede un certo impegno; ma i benefici a lungo termine superano di gran lunga i costi del momento.
- Siate un esempio per i vostri figli: da voi impareranno come si sta al mondo, come ci si comporta con gli altri, come si superano le inevitabili difficoltà della vita. Voi siete la loro prima e più importante guida.
E se proprio non ci riuscite o non sapete come fare… sono a vostra disposizione per darvi un supporto per aiutarvi a fare al meglio il lavoro più difficile al mondo: quello del genitore.
Ti sei rivisto in alcuni di questi stili educativi? Avevi mai pensato alle possibili conseguenze di alcuni modi di interagire con tuo figlio? I tuoi bambini sono ormai grandi, ma hai dei consigli che vuoi condividere con altri genitori? Lascia un tuo commento e parliamone insieme!
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